Yjhio Yjhio (l’abbracciatore della natura)

Yjhio Yjhio (l’abbracciatore della natura)

In uno sperduto villaggio dell’Europa del Nord, un giorno, il piccolo Yjhio Yjhio andava cercando qualche piccola bacca per poter completare la ricetta che la Mamma si apprestava a cucinare.

Era la prima volta che il piccolo Yjhio Yjhio andava nel bosco da solo ma non ebbe alcuna paura, innamorato come era di quella meravigliosa creazione che era la natura, tuttavia: “il bosco nasconde pericoli, piccolo mio”, sentiva ripetersi Yjhio Yjhio nella sua testa memore delle parole che la Nonna Iinnsseenn (colei che insegna con l’esempio) gli ripeteva sempre cercando di proteggerlo e metterlo in guardia dai pericoli che si nascondono in ogni cosa, per bella che sia o possa apparire.

Tuttavia, il nostro piccolo Yjhio Yjhio, animato dalla voglia di aiutare la Mamma Monga (colei che percepisce il sole) e il fratellino Malia (colui che beve dalla pozza della vita) e il papà Maicco (colui che vive nella gioia) intraprese il cammino felice e contento.

Il bosco non era molto lontano ma il piccolo Yjhio Yjhio, con le sue ancora minute gambine, non riusciva ad avere la stessa andatura che ebbe l’ultima volta che venne qui in braccio al papà quindi, lo colse la notte proprio mentre entrò nel bosco.

Una volta arrivato tra gli alberi, le foglie e il suono del vento sulle fronde teneva ben presente le parole di Nonna Iinnsseenn: “non avere paura ma sii sempre prudente come se ne avessi” e così fece: non ebbe un filo di paura ma si inoltrò nel bosco buio con sicurezza e precauzione alla ricerca delle bacche da riportare a casa.

Mentre camminava, da dietro un grosso tronco sentì uno spaventoso rumore che assomigliava al verso di un feroce animale, si preoccupò un poco, ma non ebbe timore: “ricorda: gli Animali sono nostri Amici fin quando li rispettiamo nel disegno della natura”, le parole della Zia Anecia (cole che vince la paura) facevano proprio al caso di questa situazione, tuttavia, il piccolo Yjhio Yjhio, incuriosito dai versi volle andare a vedere di che animale si trattasse anche perché, uno strano presentimento, lo portava lì. Si avvicinò con discrezione al tronco dietro al quale si nascondeva l’animale e, con premura ed attenzione, allungò il capo per portare gli occhi oltre la corteccia dell’albero e, quando finalmente potè vedere trovò il povero lupo ferito e incastrato in una trappola per animali: “maledetti bracconieri”, pensò, e si mise subito a disposizione del povero lupo per cercare di liberarlo, ma, con suo immenso stupore, il lupo cercò di morderlo!

Questo fatto rattristò molto il nostro piccolo Yjhio Yjhio che tuttavia non si perse d’animo: “possiamo vincere sulla Natura solo se la rispettiamo” erano le parole che ricordò, proferite dallo Zio, marito di Anecia, Ci zar (colui che domina gli elementi) e forte di questo insegnamento tornò ad avvicinarsi al lupo e, dopo averlo accarezzato con rispetto e la riverenza che merita un Animale così nobile, riuscì ad instaurare un rapporto con la belva ferita che, senza esitazioni, si fece liberare dalla trappola e curare dal piccolo Yjhio Yjhio.

Il tempo era trascorso, nel bosco, ed il piccolo Yjhio Yjhio iniziò ad intravedere alcuni timidi raggi di sole che cercavano di farsi largo tra le fronde degli alberi nel fitto manto verde del bosco e proprio uno di questi, che egli aveva seguito con lo sguardo farsi largo nella fitta boscaglia, si posò sulle bacche che cercava: “finalmente potrò portare le bacche a Mamma, speriamo solo non si siano preoccupati”. Intanto, il lupo, lo seguiva a distanza, evidentemente riconoscente dell’aiuto prestatogli dal nostro piccolo Yjhio Yjhio.

Non appena raccolse le bacche sentì delle voci, a distanza, che lo chiamavano con forza e speranza: “è la mia famiglia, tutta, che mi cerca”, pensò e insieme a questo pensiero ricordò le parole del Nonno Kiele (colui che inventa orizzonti): “non c’è Amore più grande che quello per la natura e della famiglia” e si emozionò, a tal punto che il Lupo, percepite le emozioni del piccolo Yjhio Yjhio corse verso di lui, con la bocca prese un lembo della sua maglia, lo tirò sulla sua groppa e corse, corse velocissimo verso la famiglia di Yjhio Yjhio.

Vedendo il Grande Lupo avvicinarsi a larghe falcate, sulle prime, si spaventarono, ma poi, intravisto il piccolo Yjhio Yjhio in groppa ad esso si tranquillizarono e, arrivati, accolsero entrambi con grandi abbracci e baci e smancerie varie.

Finalmente poterono tornare a casa e decisero di portare con loro anche il Lupo che chiamarono Ban e che, pur non rinunciando alla sua natura selvaggia, si fece piacevolmente adottare dalla famiglia di Yjhio Yjhio.

Arrivati a casa cucinarono la ricetta di Mamma Monga e mangiarono, felici e contenti, come mai prima: Yjhio Yjhio aveva scoperto alcuni segreti di quella natura che tanto amava era un Mias (colui che ha iniziato il cammino verso la saggezza) ormai e da quel giorno il suo nome, che nell’antico finno-scandinavo sverigo-norvico occidentale vuol dire: “l’Abbracciatore della Natura” non fu più solo un nome ma il segno distintivo del suo essere.

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VIVE

VIVE (Italiano)
 
Parole vuote, le mie
mentre cerco di pensarti
mentre cerco di ricordarmi
e migliorare il mio atteggiamento
 
Vivo vita che è mille vite
piango forte al ricordarti
mentre cerco di dimenticarmi
che è dolore ciò che sento
 
Pensieri che aumentano
e confondono la mia purezza
mentre cerco di scrivere
su di te, Essere Umano, Gigante
 
Riflessioni decise mi rianimano
si dissipa la tristezza
mentre cerco di vivere
con te al lato, MIO COMANDANTE!!!
 
Cesare Capuano
09 Luglio 2013 h 19.45
Stanza Mia
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VIVE

VIVE (Español)
 
Palabras vacias, las mias
mientras trato de pensarte
mientras trato de acordarme
y fortalecer mi conocimiento
 
Vivo vida que es mil vidas
lloro fuerte al recordarte
mientras trato de olvidarme
que es dolor lo que siento
 
Pensamientos que se suman
y confunden mi cabeza
mientras trato de escribir
sobre Ti, Ser Humano, Gigante
 
Reflexiones firmes, me reaniman
se disipa la tristeza
mientras trato de vivir
contigo al lado MI COMANDANTE!!!
 
Cesare Capuano
09 Luglio 2013 h 19.36
Stanza Mia
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Ar Bar

Ar Bar
 
Semo ‘n tanti che ancora nu riuscimo a capacitasse pe’ quer ch’è successo
nun se capacitamo perchè pe’ mòrti de noi eri, ormai, come parte de la famija, 
Hai visto ognuno de noi  felice, triste, allegro, preoccupato  e perplesso
e te sempre lì, sempre pronto a regalacce ‘nà parola, ‘n briciolo d’allegria
 
Eri forte, sor Attì, nun conoscevi riposo o ozio e te piaceva lavorà
stavi là, tutti li giorni, e pe’ noi clienti eri ‘n punto de riferimento
Natale, Capodanno, Pasqua: te ce stavi sempre e sempre là
e noi lì, pe’ ‘n caffè, pe’ ‘na pausa, pe’ ‘na bira o pe’ puro divertimento
 
Io, personarmente, ogni giorno, ce venivo si e no 4 o 5 vorte
me pijavo er caffè e me facevo dù chiacchiere come più me piace
riuscivo, ‘n quer bar, a vedè dritte puro le giornate più storte
 
Grazie soprattutto a Te e a quer tuo spirito fiero, deciso, tenace
mò noi qua stramaledimo ‘r destino che t’ha riservato ‘sta sorte
e come te dicevo sempre: Ciao, Attì, e Grazie… Ciao: Riposa In Pace.
 
Cesare Capuano
25 Gennaio 2013 h 13.36
A.I.A.S.P. – Casa dei Popoli, Ufficio
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Ciao Attì…

Ciao Attì
 
‘Gni giorno, apparte, ovviamente, quasi tutti i lunedì
venivamo a piasse ‘r caffè in quell’angoletto de quartiere,
che sta a l’incrocio tra Viale Irpinia e Via Aquilonia, proprio lì
‘ndò ce sta ‘r Bar Eden: aperto fino a le 8 e 30, tutte le sante sere…
 
Venivamo perchè, a dittela tutta, era veramente ‘nà gioia pijasse ‘r caffè
e chiacchierà co’ Te o co’ Katia, co’ Alessandro o co’ Lorena o legge ‘r giornale
tristi o allegri, pensierosi o soddisfatti stavamo sempre lì perchè…
quell’angoletto de quartiere c’haveva sempre quer non so che de speciale
 
Speciale, si, come er Comandante che da ‘n sacco d’anni, cò passione, lo dirigeva;
che cò ‘na battuta o ‘n rimprovero a quarche regazzino regalava sempre ‘n soriso
che te faceva senti a casa tua perchè c’aveva ‘n core grosso e nu lo nasconneva.
 
Poteva apparì austero a li sconosciuti, cò quer suo carattere forte e deciso
ma te potevi accorge de quanto bono fosse quanno pijava e rideva…
ce mancherai, Attì, vola arto, su ner cielo a ricreà, quell’angoletto de Paradiso!
 
Cesare Capuano
25 Gennaio 2013 h 13.09
A.I.A.S.P. – Casa dei Popoli Ufficio
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L’Uragano

L’Uragano
 
Viene dal mare, dalla terra, e viene in fretta
cade violenta la pioggia, forte soffia il vento
il popolo, terrorizzato, si ferma ed aspetta
che passi il mostro, e ch termini questo momento
 
Il rumore infernale lascia spazio all’immaginazione
la paura s’impossessa di ogni millimetro di pelle
e la rabbia, il dolore, l’impotenza e la frustrazione
son sorelle del passaggio di quest’inferno crudele
 
distrugge tutto ciò che può, poi, passa e se ne va
restano in piedi soltanto i sentimenti più sinceri
i sogni, sempre eterni, di Amore e di Libertà
 
e quando c’è una Rivoluzione con sentimenti veri
neanche un uragano può condizionare le idee di Umanità
della Rivoluzione e dell’Eroico, Popolo Santiagueri 
 
Cesare Capuano
10/11/2012
h 03.20
Ufficio – Casa dei Popoli “A. Capuano”
 
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El Huracan

El Huracan
 
Viene por el mar, por la tierra, por donde quiera
cae violenta la lluvia, soplan fuertes los vientos
los pueblos, aterorizados, se quedan en la espera
que pase el monstruo y que se vaya lejos
 
El ruido infernal deja espacio a la imaginacion
el miedo se apodera de cada milimetro de piel
y la rabia, el dolor, la impotencia y la frustracion
son hermana del pasaje de ese infierno cruel
 
destruye todo lo que puede, pues, pasa y se va
solo quedan en piè los sentimientos mas sincero
los suenos, siempre eterno, de Amor y Libertad
 
y cuando hay una Revolucion con sentidos verdadero
ni un huracan puede afectar las ideas de Humanidad
de la Revolucion y del Heroico, pueblo Santiaguero!!!
 
Cesare Capuano
08/11/2012
h 20.55
Ufficio – Casa dei Popoli “A. Capuano”
 
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Unica tra tante

Eri bella, davvero, e lo sei tuttora
fiore scuro, da non cogliere, da coltivare
te lo ripeterei, come te lo dissi allora
sei un piccolo sogno, un sogno da Amare
 
Lontana, nel tempo, nello spazio, nella mente
irraggiungibile al tatto, alle voglie, ai desideri
resti viva, splendida e continuamente presente
nell’oggi, nella vita, nei sogni, nei pensieri
 
Te: raggio di sole capace d’illuminarmi
sapesti esser mia, pur lontana e distante
essermi amica, confidente ed amarmi
 
Avrei passato, con te,  ogni singolo istante
con forza, vigoria, senza mai stancarmi
Perchè eri diversa: unica tra tante!!!
 
Cesare Capuano
A.I.A.S.P. – Casa dei Popoli. Lavanderia
19/10/2012 h 05.22
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Er Matrimogno religgioso

Nun potete manco immagginà quanto sò rimasto sbalordito
quanno, sti dù matti, m’hanno messo in mano l’invito
 
Diceva… diceva… vabbè, mica sò importanti le parole esatte
er senzo era che, ormai, tutte le frittate possibbili erano fatte
 
Insomma, p’esse breve e decisamente più conciso
sti due da sposasse, avevano bell’e deciso
 
All’inizio sò rimasto perplesso a legge e sentì stì concetti
“ma come?”, pensavo, “se sò ‘mpazziti, sò diventati matti”
 
“ma nun ce lo sanno che ormai nun se sposa più gnisuno
nun serve, è antico, è come… de quaresima er digiuno”
 
“è ‘nà pratica obsoleta, come stà parola ch’ho appena usato
è… come dì??? ‘nà cosa che serve solo ar clero e ar papato”
 
“pè fasse belli di fronte ar popolo, pè natura, cojone
dicenno che questo è l’unico tipo giusto de unione”
 
“che chi nun vò sposasse nun c’ha diritto a gnente
pò pure morì de fame o de dolore, è solo ‘n pezzente”
 
“sposasse, porca pupazza!?! Aiuta sortanto a ‘ngrossà le fila
de chi pensa che Santi nun semo noi, ma è Papa Wojitila”
 
“de quelli che penzano che quer che dice er Papa è legge
poichè lui è er pastore e noi semo er suo gregge”
 
“de quelli che penzano che Dio e la chiesa sò l’istessa cosa
tutto questo, alimenta chi decide e poi se sposa!!!”
 
Poi… ‘nà sera, giorni fa, me sò soffermato a penzà 
e come poche vorte me succede, ahò, ho dovuto ritrattà
 
Poco importa si quei maiali che vivono sotto l’ombra der Vaticano
avvezzi più a zozzerie, ruberie e mafiosi baciamano
 
ce ponno guadambià nei loro assurdi concetti
perchè voi due, inzieme, sete belli, sete perfetti
 
Sete come guerrijeri ne la lotta clandestina
come li dù diti che se toccheno ne la Cappella Sistina
 
Sete er bacio de Klimt cò tutti quei colori
sete ‘n prato ‘n primavera, pieno zeppo de fiori
 
Sete come la statua de Amore e Psiche de Canova
sete stelle der cielo, la più bella supernova
 
Sete forti e a sposavve, sinceramente, fate bene
c’ho messo ‘n pò a capillo (come spesso avviene)
 
Ma tutte le fregnacce che penzo sur matrimonio religioso
gnente c’hanno a che vedè cò quer quarcosa de meravijoso
 
che voi due, belli e grossi, state a cercà de costruì
ner presente, pe’ ‘r domani, pè chi ancora a da venì
 
Sete forti e io ve stimo ne la magnera più assoluta
a parlà sò boni tutti, ma la vita va vissuta
 
e voi due è nell’Amore che volete contiualla a vive
meritannove er rispetto de sto scemo che ve scrive!!!
 
Cesare Capuano
25.09.2012 h 01.18
Casa dei Popoli A.Capuano – Ufficio
 
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Li Sposi

Li sposi
 
Vojo ariccontavve, co ste quattro righe storte e sgangherate
la storia de dù amichi cò le idee ben ordinate
 
dù persone precise cò la testa su le spalle
lavoratori come pochi, dù perzone co le palle
 
Gente seria che sà vive e che c’ha vojo de scherzà
che nun penza solo ar lusso a divertisse e a cazzeggià
 
Perzone cò le idee belle chiare come la luce der matino, der giorno
de quelli che te ordinano er primo, in base ar seconno e ar contorno
 
Vabbè, ate capito… bella gente, ‘n c’è bisogno che vado avanti
der resto si state qui è perchè li conoscete tutti quanti
 
quindi è inutile che me metto a dì tutte ste cose, vado ar fatto
ch’è quello che hanno fatto… oddio, sto a diventà matto
 
c’ho tante de quelle idee e de quelle cose da dì
che potrei sta le ore qui a scrive, fino a svenì
 
ma… vabbè, dò cercà d’aritrovà bene er punto de la situazione…
‘nzomma, ve dicevo… sti dù amichi, ste perzone…
 
no… è ar fatto che dovevo annà
‘nzomma, lo sapete no??? Se stanno a sposà!!!
 
E… beh, che dì? So tante le riflessioni e tanti li penzieri
finti, farsi, belli, brutti, vecchi e novi, allegri e seri
 
Dù perzone che decideno, de disse pè la vita
che l’Amore sarà eterno, sarà ‘nà cosa ‘nfinita
 
che decidono che er rapporto che c’hanno da tanti anni
in cui ovviamente, come tutto, ha visto puro arcuni affani
 
a da durà pè sempre e ‘nvece d’esse un rapporto de letto
sarà scritto sur documento, condiviso sotto lo stesso tetto
 
Che coraggio che ce vole, porco giuda nun c’arivo
a capì che quer che fanno è ciò che mantiene vivo
 
er valore de la vita, perchè a giurasse Amore eterno pe davero
ne sto monno de ‘nfami, ladri e gente che vale meno de zero
 
è ‘n gesto enorme, che dimostra, che sippure tutto ‘ntorno c’è un macello
c’è quarcosa che ancora te pò fa dì e pensà: “Dio mio, che bello!?!”
 
C’è quarcosa, anzi, quarcuno, capace d’esse così granne e maturo
da fatte capì che nun è finita, che risalì da sto macello nun è poi così duro
 
Basta avecce er coraggio de annà avanti e strigne li denti
e de giurà, davanti a Dio, de provà sti sentimenti
 
e de nun tenelli pe se, de condivideli co la perzona amata
e de fallo pe tutta una vita dalla condivisione sempre animata
 
che coraggio che c’avete, e che forze che mostrate
ce ne vorebbero mijoni de ste splendide giornate
 
Pè faje capì a tutti che er modo mijore pè fa Rivoluzione
è unì tutte le genti, a partì da dù perzone
 
che sposannose condivideranno tutto: gioie e dolori, salute e malattia
fin’a quanno er buon Dio deciderà de portasseli via
 
ed è pè questo che ho scritto ste quattro fregnacce, pe aringrazziave cò tutto er core
de avemme fatto capì ch’è vero che er Rivoluzionario è mosso da grandi sentimenti d’Amore
 
Grazie pe avemme dato l’onore de esse parte de st’unione tra de voi
Grazie mille, ragazzi, fratelli, amici, esempio… eroi!!!
 
Cesare Capuano
24 Settembre 2012 h 03.38
Casa dei Popoli – A.Capuano – Lavanderia
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